Come abbiamo visto nelle precedenti «notizie» l'esercito padovano era partito ben armato per riconquistare Vicenza, e ciò avveniva nel marzo del 1317. Giunti i nostri sotto le mura della città che in quel punto trovarono sguarnite di difensori, venne loro aperta una porta, e il nostro generale Vinciguerra di Sanbonifacio riteneva che ciò fosse avvenuto per segreti accordi che egli aveva avuto con alcuni vicentini; invece era un tradimento. Le nostre truppe cominciarono a entrare, invitate a far ciò dallo stesso cane della Scala, che travestito da semplice cittadino li eccitava, facendo creder loro che la città era in loro potere perché sguarnita di truppe. Quando Cane vide che erano entrati più della metà e che in tal modo l'esercito padovano era diviso in due parti, egli fece chiudere la porta della città, chiamò all'armi, uscirono i suoi soldati nascosti nelle case vicine, che fecero prigionieri tutti i nostri sbigottiti dall'improvviso assalto. Indi uscì dalla città coi suoi e assalì di fronte il resto dei nostri, mentre il suo generale Uguccione della Faggiola uscito con altre truppe da altra porta assaliva i padovani di fianco. I nostri, che non si aspettavano tale sorpresa, non poterono resistere al violento attacco e fuggirono, ma inseguiti dalla cavalleria furono in gran parte uccisi. Fu in questa fazione che Vinciguerra di Sanbonifacio, ferito gravemente, venne raccolto dai pochi fuggiaschi scampati alla morte, ma morì lungo la via e non ritornò alla sua diletta Padova che per essere sepolto nella tomba dei suoi antenati. La tenacia dei nostri, però, era tale che la guerra proseguì malgrado i disastri.
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